| Benvenuto a CHIUSI DELLA VERNA
Chiusi della Verna è un comune di 2.204 abitanti della provincia di Arezzo.
Situato nel territorio del Casentino, è famoso per ospitare il Santuario della Verna, dimora di San Francesco. Il santuario si trova sulla parte meridionale del monte Penna. Una fiorente industria del turismo si è sviluppata attorno a questi luoghi.
Chiusi della Verna sorge sul monte Penna, nel Casentino.
L'economia locale si basa prevalentemente su attività agricole e sul turismo, potendo quest'ultimo contare sia sulla bellezza del paesaggio e dei luoghi come pure sulla presenza di numerose e qualificate strutture alberghiere.
Il nome della località deriva dal composto di "Chiusi", a sua volta derivante dal latino "clusa" con il significato di "strettoia", e di "Verna", con riferimento al vicino monte "La Verna".
I primi insediamenti abitativi nella zona di Chiusi della Verna risalgono all'epoca etrusco-romana, come dimostrano i numerosi reperti archeologici rinvenuti in zona, quali necropoli, databili a tali periodi.
La Chiesa Maggiore a Chiusi della Verna
La Chiesa Maggiore si affaccia sul piazzale detto "Quadrante" che si apre appena entrati nel complesso del Santuario della Verna.
La costruzione della Chiesa Maggiore o Basilica avvenne nel corso del XIV secolo e si protrasse fino al secolo successivo con l'aggiunta di elementi architettonici decorativi.
L'interno si presenta a un'unica navata in stile rinascimentale dotata di cappelle laterali tra le quali la "Cappella della Concezione o delle Reliquie", che custodisce oggetti appartenuti a San Francesco d'Assisi.
La fontana del Campari
La costruzione doveva essere originalmente molto più grande di come si presenta adesso ed era munita di una torre e di un forte cassero, ma gran parte delle pietre che la componevano è stata nei secoli riutilizzata per edificare altre opere pubbliche e private, come il campanile della Verna (1486), l'Ospizio delle Donne alla Beccia (1628) e molte abitazioni del nucleo ottocentesco del paese. Oggi, dopo un restauro protrattosi fin dagli anni Cinquanta per volere degli attuali proprietari e della Soprintendenza, le rovine appaiono più leggibili di quanto non lo fossero, a giudicare da vecchie fotografie, ai primi del '900.
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